di Cosimo Azzarito
L’interoperabilità tra i dispositivi necessita della
creazione di infrastruttura e protocolli che rendano possibile le comunicazioni
tra i dispositivi stessi. Questo risultato tecnico è importante soprattutto per
quello che comporta nell’ utilizzo sociale del medium: l’interoperabilità
favorisce infatti il libero flusso di informazioni, il pluralismo dei media e
la diversità culturale, oltre a crescenti opportunità di business.
Per quanto riguarda
il broadcasting digitale attualmente esistente, quanto detto è reso possibile
dall’esistenza dello standard aperto MHP.
MHP e le applicazioni MHP (dette Xlet nel gergo degli
sviluppatori) si basano sul noto linguaggio di programmazione JAVA: questa
scelta unanime da parte del consorzio che si sta occupando dell’implementazione
(il DVB Project) è stata intrapresa considerando il livello di
maturità, la portabilità universale e i molteplici skill di sviluppo di JAVA,
sul mercato ormai dal 1995.
A differenza di altri
middleware “proprietari” sviluppati per la realizzazione dell’interattività su
D-TV (OpenTv, Liberate, MediaHighway), MHP è speciale perché è un linguaggio
standard aperto, le cui specifiche sono state implementate dal DVB
Project a partire dalla fine degli anni Novanta e la cui conformità è
garantita dallo ETSI (European Telecommunication Standard Institute).
Oltre a realizzare le
aspettative dell’ Unione Europea sulle condizioni più idonee allo sviluppo del
mercato all’insegna di varietà e
concorrenza, la nascita e la diffusione di MHP comporta vantaggi per
tutte le figure coinvolte nel mercato:
sviluppatori, imprese di broadcasting, produttori di dispositivi perché
aumenta l'indipendenza dei singoli player, diversifica e arricchisce le strategie
di sviluppo dell'intero comparto audiovisivo, permette facilmente la
condivisione dello stato dell'arte in termini di soluzioni tecniche
implementate.